Accadde oggi: dieci anni fa, nel seminterrato di un negozio di via De Amicis, si inaugurava il primo evento di Swap Meet Italia. Forse il primo (vero) evento di sneakers in Italia, forse no, ai posteri l’ardua sentenza se qualcuno dovesse ancora ricordarsi di noi.
Facendo un passo indietro tutto nacque da un gruppo Facebook e da un gruppo (vero) di scemi a cui piacevano le scarpe, nel periodo dei primi camp-out e dei primi segnali di un interesse vagamente più “mainstream” per le sneakers. Per far notare la bellicosità di quel nucleo iniziale basterebbe dire che di gruppi Facebook ce ne furono tre o quattro in meno di due anni e che cambiavano nome come le Brigate Rosse per distinguersi continuamente da quelli che ci si lasciava indietro, per motivi più o meno validi (mi sa, tra l’altro, che proprio Swap Meet Italia dovesse essere solo il nome di un evento, ma finì per diventare il nome di tutto il gruppo FB dopo l’ennesimo scisma). Sneakers Forum fu effettivamente la prima community in cui il fulcro non era la compravendita, lasciando più spazio alla discussione e alla condivisione che, ovviamente, era gestita con dei toni abrasivi al limite della violenza verbale che hanno forgiato una generazione di SneakerHead, eredità di quella mentalità da piazza tipica delle sottoculture belle a cui ho accennato in un altro post.
Ricordi sparsi di quell’evento incredibile: la prima cosa in assoluto, che vorrei sottolineare anche per giustizia, è che io non ero parte del gruppo ristretto (Paolo Sarimari, Gianluca Pizzo, Vito Castellano, Davide Marre, Marcello Camellini e sono sicuro di dimenticarmi qualcuno) che aveva organizzato tutto, pregai FedeRicoT di far da tramite e avvisare Gianluca e Paolo che avrei dato volentieri una mano, mi vergognavo troppo per farlo in prima persona. La seconda cosa è il freddo: l’evento, posizionato tatticamente nella domenica dopo Sant’Ambrogio e l’Immacolata, ha rischiato fino all’ultimo di essere sabotato dal meteo e nei giorni precedenti aveva anche nevicato finendo per ghiacciare tutto. Il posto era il seminterrato di Bad Spirit in via De Amicis, di fianco a WAG, un altro storico negozio che ha fatto la storia della Street Culture milanese.
Potrei dire a memoria tante delle scarpe che c’erano sui tavoli e quasi tutte quelle ai piedi, forse la cosa che attendevo di più in assoluto. Qualche highlight sparso: Pizzo con l’Air Jordan 1 “Gucci” uscita il giorno prima, Fabio Carenzi con le “5th Dimension” di Slam Jam, Marco Neroni con la felpa delle Olimpiadi di Londra e le adidas El Dorado dei Run DMC slacciate, troppe Air Jordan tra cui una 1 “Bred” con il tacco e le 4 “Black/Cement” uscite da 10 giorni e già crackate, le scarpe di Opel Rally, qualche Yeezy 2 e le 1 autografate di One Block Down.
Ripensandoci la situazione era abbastanza comica ma l’idea di avere il “nostro” sneaker event era già abbastanza.
Da pochi mesi ero stato per la prima volta a degli eventi esteri, prima Solemart a Berlino e poi Sneakerness ad Amsterdam, che mi avevano dato l’idea di quanto fosse diverso l’interesse per le sneakers all’estero da parte delle aziende, dei collezionisti e anche della gente comune, che aveva il coraggio di infilarsi in quelle gabbie di matti giusto per passare una domenica diversa. Quei primi due viaggi mi avevano anche aperto un po’ gli occhi sull’amore tutto europeo per il Rétro Running, un contrasto abbastanza netto con la scena italiana in cui si parlava ancora quasi solo di Air Jordan, nonostante le prime “cellule dormienti”, come le chiama il buon Attilio “Fuocolento” Ceccacci, stessero cominciando a entrare in contatto.
Ormai da qualche anno ero già nel tunnel dei forum e delle message board internazionali, ritrovandomi un po’ a sognare guardando le foto dei BBQ londinesi di Crooked Tongues o degli Swap & Meet organizzati in Australia da Sneaker Freaker (non ne ho la certezza, ma a me piace pensare che il nome per SMI sia stato “rubato” da qui), finendo per idealizzare il ruolo degli Sneaker Events come luogo di aggregazione per persone con la stessa testa e la stessa mentalità, che potevano concedersi di staccare per un paio di giorni e parlare di scarpe senza essere viste come dei matti con problemi di accumulo.
L’idea di avere anche in Italia prima il gruppo FB e poi l’evento era proprio quella, poter dare un punto di ritrovo a quelli come me. Questo è il motivo per cui mi sono offerto di aiutare in tutti i modi a quel primo evento ed è rimasto anche lo spirito, almeno dal mio punto di vista, con cui si sono fatte le cose negli anni successivi.
Senza dubbio tante delle cose dette o fatte con Swap Meet sono rivedibili o potevano essere costruite meglio, ma non posso negare che ogni volta che sento nominare SMI provo un po’ d’orgoglio. Tanti di quelli che ancora oggi collezionano o addirittura lavorano con le scarpe sono passati dagli eventi o dal Gruppo FB ed è bello pensare di aver potuto contribuire a qualcosa.
Per chi c’era, per chi non c’era, per chi si è rotto il cazzo delle scarpe e per chi non ha mai capito cosa ci fosse di bello nell’averle tutte: W noi.