Nuovi consigli audiovisivi – 3
Cose belle da leggere, vedere e ascoltare (secondo me, non per forza)
Ciao ☺ sono ri-ri-tornato.
Esattamente come qualche settimana fa sto ancora cercando di riprendere ritmo e tornare a scrivere qui con un po’ di regolarità. Mentre lavoravo al pezzo per l’Air Max Day ho fatto passare alcuni dei vecchi post e ho realizzato che l’ultima puntata dei Consigli è di giugno dell’anno scorso, senza che me ne rendessi conto tra l’altro quindi tocca rimediare. Per fortuna come in tutti gli altri ambiti della vita anche per quanto riguarda le figate consumo più di quanto produco, quindi ho preso un paio delle cose belle che ho letto, visto o ascoltato ultimamente e ve le lascio qui sotto in ordine sparso.
Non uno, non due, ma ben tre articoli per festeggiare i vent’anni di Madvillainy
Ci pensate che Madvillainy ha vent’anni? 24 marzo 2004. Quando una decina di giorni fa ho visto Instagram e Twitter inondati di post celebrativi ci ho messo un po’ a realizzare la cosa, più che altro perché si tratta di un disco che ha condizionato così tanto il mio modo di ascoltare la musica che faccio fatica a incasellarlo nello stesso spaziotempo in cui ho visto e ascoltato tutto il resto. Per fortuna non sono l’unico a cui Madvillainy ha rovinato la vita e questo un po’ mi consola. Spulciando tutti i vari thread partiti sui social mi sono riletto un po’ di cose e ho conservato tre link che molto probabilmente ritroverete nel grande recap di fine anno:
Questo pezzo pubblicato per The Ringer è un estratto del bellissimo libretto che Will Hagle ha dedicato al disco lo scorso anno, parte di quella splendida collana di Bloomsbury che si chiama 33⅓ - ovvero quei mini volumi brevi tutti uguali che si trovano nei negozi di dischi ma pure su Amazon. Ve li stra consiglio e se non li prendete su Amazon sono anche più felice;
Un racconto della genesi di Madvillainy fatto dal sempre splendido Jeff Weiss su Pitchfork (tra l’altro, già che ci siamo: fanculo Pitchfork e fanculo Anne Wintour, fanculo il modo in cui avete trattato chiunque abbia reso bella la vostra testata, fanculo il modo in cui viene trattata oggi l’editoria, fanculo il poco rispetto per la Cultura) nel 2014, in occasione del decimo anniversario dell’uscita;
Questo bel post di Dylan “CineMasai” Green su 68to05 in cui descrive bene il primo impatto con Madvillainy, il culto per DOOM e il modo in cui un disco che in nessun modo dovrebbe aver senso o funzionare ha cambiato la storia della musica - non l’Hip Hop, ma proprio tutto quanto.
Faccio giustamente molta fatica a individuare il mio disco preferito tra tutti, ma quando vedo chiesto “quale album vorresti poter riascoltare per la prima volta?” ho decisamente meno dubbi. Let he who is without sin cast the first stone. After you, whos’ last? It’s DOOM, he’s the worst known.
Il libro dedicato ai cinquant’anni del “Replica Kit” di Admiral
Secondo anniversario, stesso nerdismo di prima. Cinquant’anni fa, durante la stagione 1973/1974 Admiral ha realizzato una versione della maglia del Leeds United destinata ad essere venduta ai fan della squadra, inventando in sostanza il “replica kit” e dando la possibilità a panzoni con i piedi montati al contrario come me di fare finalmente un sacco di cose* facendosi riconoscere per la propria fede. Per raccontare questa storia Admiral ha realizzato un bel libro di quelli che piacciono a noi feticisti degli oggetti belli, la prima edizione sarà stampata in 1974 copie numerate e dovrebbe essere ancora disponibile in preorder sul sito di Admiral a più o meno €50. Io l’ho preso, purtroppo non mi pagano la percentuale se doveste farlo anche voi.
*Principalmente ubriacarsi allo stadio.
Un thread splendido di All the Right Movies su Matrix
Terzo anniversario, sempre il nerdismo delle altre due volte. A pasquetta Matrix ha compiuto venticinque anni, un periodo che non ha minimamente scalfito la grandezza di un film di cui non ho capito nulla le prime cinque/sei volte in cui l’ho visto ma che mi ha fatto subito innamorare. All the Right Movies, profilo che vi consiglio caldamente di seguire se siete anche voi utenti di quella fogna che oggi si chiama X ma noi antichi chiamiamo ancora Twitter, ha dedicato un thread in sole quarantaquattro parti all’opera delle sorelle Wachowsky. Il numero non è importante dato che ne avrei lette volentieri anche il triplo, ma se vi risulta scomodo vi consiglio di usare la funzione unroll di ThreadReaderApp. Già che ci sono vi consiglio anche l’episodio dedicato a Matrix di Storyboard, il podcast di Lucky Red sul cinema bello pubblicato l’anno scorso e narrato da Gabriele Niola.
Il video che Cronache di Spogliatoio ha dedicato a Thierry Henry
Ho avuto il piacere di conoscere parte della redazione di Cronache di Spogliatoio più o meno un mese fa,alla tappa milanese di Book Pride. Non sto qui a tessere le lodi di quello che, almeno secondo me, è uno dei migliori prodotti editoriali dedicati al calcio disponibili oggi in Italia e, soprattutto, in italiano. Uno degli ultimi approfondimenti che hanno pubblicato è dedicato a Thierry Henry, scritto e raccontato dal Demone Giuseppe Pastore. Henry è un giocatore generazionale, bellissimo da vedere e ancora più bello da ricordare quando tieni conto della persona e delle fragilità. Il 14 è stato un po’ un simbolo per la mia generazione di appassionati di calcio e Giuseppe ha trasportato questa sensazione di affetto e sbigottimento alla perfezione nel video. Un paio d’anni fa Claudio Pellecchia su Rivista Undici l’ha definito “l’attaccante del futuro”, a vederlo ci si sentiva così. Se avete tempo lasciatevi prendere la mano e guardatevi anche qualcuno degli altri, a caso. Ne vale sempre la pena.
Le tute che Stephane Ashpool ha disegnato per gli atleti francesi alle prossime Olimpiadi
Il 2024 è anno olimpico e io non vedo l’ora di sigillarmi davanti alla tv. Ancora una volta lo sport è più interessante per interposta persona, penso ormai il mio messaggio sia passato. Qualche settimana fa Stephane Ashpool, che i più ricorderanno per PIGALLE e sarà protagonista in questi mesi di una mostra alla galleria Le 19M di Chanel a Parigi, ha pubblicato sul suo profilo Instagram le immagini (incredibili) dell’intero corredo di abbigliamento che ha disegnato con Le Coq Sportif per gli atleti della nazionale francese che prenderanno parte ai Giochi Olimpici e Paralimpici di Parigi, in programma quest’estate. In particolare mi sono arenato sulla foto di una giacca che farà probabilmente parte dell’abbigliamento “da podio” o della divisa pensata per la cerimonia d’apertura. Immediatamente ho pensato alle divise disegnate nel 1992 da Issey Miyake, tra cui quelle della Lituania. Tanto è bastato per calare in un buco nero di link, immagini e vecchi articoli a riguardo, oltre a un po’ di interessantissimi post Instagram tipo questo e questo. Tra l’altro sempre a Barcellona ’92 la Lituania, alla prima partecipazione post dissoluzione dell’URSS, si è presentata anche con la nazionale di basket finanziata e vestita dai Grateful Dead. Medaglia d’Oro di cose belle.
Il mix “Listen to Sade” di Skate Muzik
Un paio di mesi fa Skate Muzik ha messo in vendita una tee molto bella dedicata a Sade Adu e alla sua incredibile band soul (ma più a lei in particolare, sento di dire senza grosso timore di smentita). Ovviamente l’ho comprata in un secondo, per poi scoprire che non mi stava. Lacrime calde hanno rigato il mio viso ascoltando Kiss of Life. Gianluca Quagliano, fondatore della label/brand, ha però anche pubblicato anche un mixato di B-Sides e rarità per Pressure Tokyo che si può ascoltare su SoundCloud. Per fortuna alla musica bella non interessa se ho la pancia.
Il mini docu dedicato all’ultimo imbianchino di cabine telefoniche a Londra
Sotto molti aspetti penso che Londra sia un po’ il mio posto nel mondo. Non è il posto più bello che abbia mai visto ma dalla prima volta in cui ci sono stato mi sono sentito a mio agio, un aspetto che tendo ad apprezzare più di altri. Su di me Londra ha avuto anche un certo potere immaginifico, mi ha sempre fatto pensare al “posto dove succedono le cose”. Quando stavo finendo le scuole superiori avevo in loop questo montaggio di immagini girate sui bus in giro per Londra con sotto Loud Pipes dei Ratatat, elemento che dovrebbe aiutare a collocare nel pleistocene il momento in cui ho fatto le scuole superiori. Comunque, tornando in tema, ho beccato nei reel di Instagram il trailer di questo mini documentario di Matt Livingston con protagonista Robert Pammen, l’ultimo imbianchino a occuparsi volontariamente della manutenzione delle classiche cabine telefoniche rosse. In generale sono abbastanza debole al romanticismo, in particolare quando si tratta di storie come questa.