Ho mentito. Il post non è tutto qui, anche se la clip qui sopra meriterebbe di stare per conto suo e godere di un bel piedistallo. Nonostante tutto sarà comunque breve perché vi scrivo da un McDonalds di Bethenal Green e vorrei evitare di prendermi una coltellata.
Quindi, qualche parola riguardo questa Photo Tee di Supreme con il bel faccione di Tyler, the Creator: mi sono emozionato molto, potrei anche aver pianto qualche calda lacrima di nostalgia.
Il coinvolgimento di Tyler in un progetto ufficiale di Sup, in particolare in quest’ultima era “corporate” tra un cambio di proprietà e l’altro, è realmente la chiusura di un cerchio. Non mi stanco di dire che lo ritengo una delle menti creative piÙ brillanti della sua generazione, un Pharrell 2 cresciuto con il culto dell’originale (come me, hehe, ma su questo ci torno dopo. Nel frattempo recuperatevi l’intervista rilasciata a Maverick Carter perché se apprezzate i geni volgari è un piccolo capolavoro).
Mi ha fatto molto piacere come molti abbiano sottolineato come il suo personaggio abbia avvicinato moltissimi a Sup negli “anni ‘10” mostrando al mondo La Brea come un luogo di culto in cui succedono tutte le figate.
Personalmente ho sempre trovato interessante come Tyler fosse prima di tutto un appassionato, innamoratosi del brand in un momento ben diverso da quello in cui ha potuto iniziare ad acquistare ed entrare in contatto con gli aspetti più interessanti di Supreme. Questo non gli ha di certo impedito di apprezzare ciò che aveva a disposizione e mischiare tutto per renderlo il più personale possibile, dai Camp Hat pasticciati alle Box Logo Hoodie tinte a caso.
Con un po’ di presunzione (da grande fan) mi sono sempre un po’ rivisto in questo percorso, io e Ciccio Tyler ci passiamo poco più di due anni ed è possibile se non probabile che fossimo impegnati a dare troppi soldi a Gustodaninja o Project Blitz nello stesso momento, cercando qualche vecchio pezzo Sup x WTAPS o quella tee blu di Miles Davis che ancora mi tiene sveglio la notte.
Da un altro punto di vista, che sarebbe molto interessante approfondire con qualche parere esterno, Supreme/Tyler, the Creator è anche un premio per una generazione finalmente cresciuta che a suo tempo è stata munta con pochi scrupoli. Da un lato Supreme ha raggiunto picchi di celebrità inaspettati, dall’altro questo periodo è coinciso con un momento di innegabile calo a livello creativo e alla mercificazione totale di un marchio che per almeno un decennio è stato una bandiera di libertà ideologica e stilistica all’interno dell’ecosistema streetwear, contribuendo a scrivere le regole secondo cui oggi giocano tutti.
Normalmente un momento come questo dovrebbe segnare un passaggio di consegne, la triste ammissione che il brand “non è più nostro. Con Supreme però sembra sempre un po’ diverso - ricordo di aver intervistato Ross Wilson in occasione dell’inaugurazione dello store di Milano e mi disse che secondo lui il vero punto di forza del marchio sta proprio nella capacità di adattarsi a nuovi clienti riuscendo però a inserire in collezione quel capo, quella collaborazione, quell’accessorio che ricorda a tutti dove affondino le radici, un occhiolino alla vecchia guardia che stagione dopo stagione trova comunque qualcosa per cui entusiasmarsi e spendere soldi.
É chiaro Supreme oggi non sia quella del 2014 sull’orlo della sovraesposizione più folle, che a sua volta era molto diversa dal marchio esagitato e antisistema del 2004 e dallo skate brand puro del 1994. Tanto vale godersi quello che ci piace e ignorare il resto, inutile farsi il fegato amaro.
Al momento la mia situazione è questa: sono felice, non ho capito come registrarmi per l’uscita a Londra, mi toccherà sperare qualcuno possa aiutarmi. (WTB XXL nera, altrimenti grigia. Vogliatemi bene, dai)