Only in Argentina
RIP Carlos Ruiz + Sole Searching in South America
Scrollando pigramente Instgram dopo il pranzo di ferragosto ho saputo della morte di Carlos Ruiz, che per la gente a cui piacciono certe scarpe era solo “Carlos”, proprietario di Ruiz Deportes e protagonista di “Sole Searching in South America”, un mini-documentario prodotto qualche anno fa da Show Studio.
Ovviamente il primo istinto è stato quello di riguardarmelo, rendendomi presto conto che “qualche anno” indica in realtà otto anni, essendo il docu uscito nel 2015 e io apparentemente prossimo alla terza età. La prima parte di “Sole Searching…” si apre con Gary Aspden che racconta di aver ricevuto un’e-mail che parla di un negozio di articoli sportivi a Buenos Aires in cui il tempo pare sia fermo da almeno vent’anni, con i muri ricoperti da pile di scatole blu coperte di polvere. Questo è l’inizio di una “spedizione” che ha portato un dream team di collezionisti composto dallo stesso Aspden, Mike Chetcuti, Ian Brown (quello degli Stone Roses, non un omonimo), Robert Brooks, Greg Bond e Neil Bedford dall’altro lato del mondo, diretti in una delle sconfinate periferie di Buenos Aires per verificare se quel tesoro fosse ancora lì. Quel negozio era appunto Ruiz Deportes e Carlos divenne così protagonista del racconto.
Senza stare ad annoiarvi con il resto della sinossi, contando anche che le due parti sommate durano una ventina di minuti e potreste anche fare lo sforzo di guardarvele, “Sole Searching…” l’ho consumato fino a impararlo a memoria, ma nerdismo calzaturiero a parte erano stati altri dettagli a conquistarmi. Prima di tutto raccontava una di quelle storie di raid in vecchi negozi che avevo sentito decine di volte da collezionisti più grandi di me, che nel 2015 sembravano ormai estinte. La combinazione di fattori che avevano reso questa “scoperta” possibile, dall’isolamento del negozio al ruolo del default argentino dei primi 2000, inseriva tutto in un contesto più ampio che andava ben oltre le scarpe da ginnastica, che pur rimanevano protagoniste grazie ai ricordi di Carlos e al racconto delle persone coinvolte.
Nel corso degli anni diverse persone mi hanno raccontato il loro viaggio per andare a visitare il negozio di Carlos con tragitti interminabili nelle sconfinate periferie di Buenos Aires per arrivarci, il tutto con toni da pellegrinaggio che davano alla storia il giusto contesto. Molte delle scarpe e dei capi che Aspden e la sua compagnia di ossessionati hanno riportato in UK con la prima spedizione sono stati poi utilizzati come base per gli articoli della linea Spezial, tra cui la New York uscita a fine 2015 per celebrare la pubblicazione di “Sole Searching…”.
Un paio d’anni dopo incontrai a Londra Robert “Brooksy” Brooks e scorrendo tra gli argomenti di una possibile intervista che non è mai stata fatta mi raccontò l’enorme emozione provata nell’entrare per la prima volta da Ruiz Deportes. Il motivo per cui sono così legato a “Sole Searching…” è forse proprio perché mi rivedo, oggi come sette anni fa, nelle facce illuminate di quel gruppo di matti coperti di polvere nel magazzino di un negozio nel quartiere Mataderos di Buenos Aires.
Meglio concludere prima di dilagare con altri ricordi e memorie: RIP Carlos, grazie a Cristian Damiani aka Frain che negli ultimi sette anni si è preso cura di Ruiz Deportes avendo a che fare con turisti provenienti da ogni parte del mondo, grazie a Gary Aspden e al suo team per un progetto come Spezial che non manca mai di ricordarmi continuamente come l’ossessione non sia per forza qualcosa di negativo ma spesso il motore che genera le cose belle.
P.S.: Tutte le foto nel post tranne la prima sono di Neil Bedford e sono state pubblicate ieri sul suo profilo Instagram.
P.P.S.: a 00:40 della seconda parte c’è una delle prime apparizioni ufficiali della FutureCraft 3D ai piedi di Ian Brown. Sono passati sette anni ma ricordo chiaramente di aver fermato il video per smaltire l’attacco di panico che mi è venuto prima di poter continuare. Carbon 4D bella ma 3D meglio, ancora oggi una scarpa pornografica.