[RWD] Appunti sparsi di alpinismo e scarpe da corsa
La breve distanza tra una spedizione sul K2 e le Magmascape di Sacai
⊛ Se siete tra quei masochisti che leggono tutta ‘sta roba via mail probabilmente vi toccherà pigiare il link e farlo da Substack, ho paura questo post sia troppo lungo/troppo pesante per Gmail e compagnia ⊛
Con sorpresa di (spero, a questo punto) nessuno sto aspettando con grande ansia di vedere da vicino le nuove Nike Air Magmascape di Sacai. In quasi un anno di attesa ho avuto un po’ di occasioni per dire la mia - che fosse durante le puntate del podcast o totalmente a caso senza che la mia opinione fosse richiesta - e potrei più o meno riassumere così il tutto: mi piacciono molto, non sembrano sproporzionate come le Vaporwaffle, i colori scelti sono perfetti, le paia sporcate utilizzate per gli scatti promo mi hanno un po’ eccitato, il fatto che la colorway nera pare rimarrà esclusiva dei negozi JP non è un problema. A questo punto sembra sia quasi giunto il momento di averle in mano e capire se tutto questo fomento sia meritato o meno.
Qualche giorno fa mi sono ritrovato a discuterne con un amico, un po’ stupito fossi interessato a questo genere di scarpe della Moda®. Come al solito ho sentito il bisogno di giustificarmi e spiegare i perché e i per come, finendo come da tradizione per partire per la tangente e tirare dentro una delle mie storie-strane-di-scarpe preferite: la nascita di Nike Hiking (quel miracolo di linea outdoor pre-ACG di cui l’Air Magma faceva parte), la sua genesi ed il ruolo dello Swoosh in una serie di spedizioni Himalayane a fine anni ‘70. Alcuni aspetti di questa storia sono ben noti e sono anche finiti nella magica macchina del marketing Nike, ma la parte più divertente è interessante è sempre nei dettagli, in mezzo alle biografie dei personaggi coinvolti o negli archivi dell’equivalente di un CAI nel nord-ovest degli Stati Uniti.
Qualche anno fa pubblicai un pezzettino di tutta questa roba su Instagram, per poi parlarne in maniera più approfondita su Outpump nel 2020. Quel pezzo lo trovate qui sotto riletto, spolverato e sistemato.
Prima o poi dovrò venire a patti con i modi strani con cui motivo il mio apprezzamento per certe scarpe, ma ho proprio paura quel momento non sia ancora arrivato. Per ora mi tocca continuare a parlare di scarpe.
Se potessi selezionare un solo argomento per misurare la follia, la passione e il nerdismo della Gente delle Sneakers, “Nike ACG ’89-‘92” sarebbe uno dei miei primi candidati. Nonostante ci siano decine di ragioni è difficile spiegare il legame che unisce quel periodo incredibile della linea outdoor di Nike con la vera Cultura delle Sneakers, soltanto parlandone per pochi minuti si può facilmente raggiungere un livello di sofisticazione e dettaglio proprio soltanto degli iniziati alla Setta delle Scarpe Bellissime®. Quel periodo rappresenta come pochi altri l’aggressività e l’approccio “no nonsense” che ha spinto Nike ad appropriarsi di un settore che non era propriamente il suo, dimostrando a tutti di appartenere attraverso la forza delle idee, il buon design e la qualità dei suoi prodotti.
Lo step successivo nella scala della follia tratta Nike Hiking e le origini della presenza Outdoor di Nike, ma a quello arriviamo tra poco.
La linea ACG di Nike per come la conosciamo oggi ha fatto il suo debutto ufficiale a cavallo tra l’inverno 1988 e l’inizio del 1989 con la presentazione di una versione outdoor, o più semplicemente impermeabile, della Pegasus rilasciata l’anno precedente insieme ad una collezione dedicata di abbigliamento tecnico in cui i capi prendevano il nome da una lunga lista di cime celebri di tutto il mondo. [Qui andrebbe inserito un appello a Nike perché riporti sugli scaffali la Pegasus ACG/’89, capolavoro troppo a lungo trascurato] Al momento dell’arrivo di ACG nei negozi, però, Nike era già impegnata in ambito outdoor da almeno un decennio con la linea Nike Hiking, un interesse quasi scontato se si pensa alla provenienza geografica del Baffo.
I primi modelli di scarpe outdoor Nike arrivarono sugli scaffali dei negozi già tra il 1981 e il 1982: in quel biennio nei cataloghi fecero la loro prima apparizione Lava Dome, Magma e Approach, quest’ultima la prima calzatura prodotta da Nike utilizzando una fodera in GORE-Tex. I tre modelli in questione furono presentati al pubblico con una stupenda pubblicità passata alla storia in cui il prolifico ufficio marketing dello Swoosh raccontò come “qualcuno non fosse intenzionato ad aspettare il loro hiking boot”, accompagnando ad un’approfondita descrizione di Magma, Approach e Lava Dome una celebre foto del 1978 di Rick Ridgeway e John Roskelley, sorridenti con alle loro spalle il Campo Base della loro spedizione sul K2, in cui entrambi gli alpinisti indossano delle Nike LDV martoriate dalle escursioni.
Stando alla storia raccontata da Nike fu proprio la foto in questione a convincere il team di sviluppo a realizzare dei nuovi modelli da trekking applicando le nuove tecnologie utilizzate alla fine degli anni ’70 per le scarpe da running. Come detto, Ridgeway e Roskelley nella loro foto scattata sul K2 indossano delle Nike LDV, presentate nel 1977 con il nome di LD-1000V prima di cambiare definitivamente nome l’anno successivo. La LDV fu inserita nel catalogo Nike come scarpa per la corsa su lunghe distanze (Long Distance Vector), ma grazie al suo eccezionale cushioning e al particolare pattern della suola Waffle divenne rapidamente celebre anche tra chi praticava la corsa su sterrato.

La vera storia dell’arrivo di una Nike LDV sull’Himalaya è, forse, meno poetica ma rappresenta al meglio l’intraprendenza di Nike alla fine degli anni ’70. Nonostante fosse presente da meno di dieci anni, nel 1978 Nike aveva già conquistato il 50% del mercato delle calzature sportive negli Stati Uniti e, di lì a pochi mesi, sarebbe stata quotato in borsa per la prima volta. Per dare meglio l’idea del periodo la Tailwind, la prima scarpa Nike con tecnologia Air, sarebbe stata presentata soltanto l’anno successivo durante la maratona di Honolulu – per quanto si stia parlando di un brand giovane rispetto ai competitor, qui si tratta davvero di origini e preistoria di Nike.
È in questo contesto che Nike prova ad allargare i propri orizzonti cercando settori dello sport in cui la concorrenza è meno forte per imporsi come leader di mercato. Nel tentativo di conquistare il trail running e l’outdoor alla fine degli anni ’70, Nike sponsorizzò diverse corse e spedizioni, arrivando anche a inviare del materiale promozionale a diversi alpinisti tra cui, appunto, Ridgeway e Roskelley in procinto di partire per il K2, la seconda montagna più alta del mondo. Nel suo libro “The last step: the american ascent of K2”* Roskelley racconta che Nike fece una donazione per supportare il loro progetto (circa $10.000) e pubblicò un annuncio su diversi magazine nazionali per raccogliere altri fondi per finanziare la spedizione. *[libro tra l’altro splendido, divenuto ormai quasi introvabile così come “Stories of the Wall”, che ripercorre parte delle oltre venti spedizioni Himalayane dell’alpinista]


Oltre alla celebre foto al campo base utilizzata per la pubblicità del 1981, le Nike LDV appaiono anche in un secondo scatto del 1980 sul Makalu, nel tratto di Himalaya tra Nepal e Tibet. Questa volta, oltre a Roskelley nella foto ci sono anche Jim States, Chris Copzynski e Kim Momb. Con un team tutto proveniente da Spokane, nello stato di Washington, quella guidata da Roskelley sarebbe diventata la prima spedizione statunitense a raggiungere con successo la cima della quinta montagna più alta del mondo attraverso la via che percorre il Pillar sulla parete ovest, senza portatori Sherpa e senza ossigeno.
Quel biennio alla fine degli anni ’70 è l’apice di un periodo di svolta nella storia dell’alpinismo, in cui uno sport di per sé crudele e complicato viene spinto all’estremo da una serie di imprese innovative: l’8 maggio 1978 Reinhold Messner e Peter Habeler, parte della spedizione guidata da Wolfgang Nairz, raggiunsero per la prima volta la cima dell’Everest senza ossigeno. L’ascesa del K2 di Ridgeway e Roskelley si inserisce in questo contesto, così come la “Spokane Expedition” sul Makalu del 1980, considerata dall’American Alpine Club una delle dieci scalate più importanti del ventesimo secolo. [la spedizione del 1980 è raccontata nel dettaglio in un bell’articolo pubblicato nel 2003 dallo Spokesman Review di Spokane]
Rick Ridgeway, uno dei due alpinisti immortalati nella pubblicità Nike del 1981, è stato per diciannove anni il responsabile per le iniziative ambientali di Patagonia, ruolo che ha ricoperto dal 2004 al maggio 2023. Nel 2018 con un post sul suo profilo Instagram ha voluto ricordare l’impresa di cui è stato parte nel 1978 e la pubblicità di cui è stato protagonista nel 1981 non risparmiando, però, una velata critica a Nike. Ridgeway ha infatti raccontato come Nike avesse fornito a lui e al collega Roskelley delle scarpe da utilizzare nel lungo trekking di avvicinamento al Campo Base e negli allenamenti sostenuti nel periodo di acclimatamento e preparazione in cambio di preziosi appunti poi utilizzati da Nike per realizzare le sue prime scarpe da trekking, portando anche all’introduzione di membrane impermeabili come il Gore-Tex nel mondo del trail running. La ricompensa per il lavoro svolto da Ridgeway e Roskelley? Una felpa Nike, forse un po’ poco per il loro contributo.

[Nel caso in cui abbiate trovato interessante questo sproloquio intercontinentale prima di concludere sento l’obbligo di consigliarvi questo pezzo sulla Lava Dome che Gary Warnett ha scritto nel 2016 per il numero 21 di Proper Mag. Se le reference apparentemente forzate, la struttura o il gioco di parole nel titolo dovessero sembrarvi familiari non fatevi insospettire, fate finta sia soltanto un caso.]
La linea Hiking di Nike riscosse un enorme successo negli anni ’80, spingendo Nike alla creazione di un catalogo dedicato all’inizio degli anni ’90, con la già citata nascita di Nike ACG. All Condition Gear non conquistò soltanto gli atleti e gli amanti del trail running, ma finì anche ai pedi di molte celebrità: da Raekwon the Chef a Jerry Seinfeld e Robin Williams.
Grazie all’importante contributo di grandi designer come Tinker Hatfield, Sergio Lozano, Peter Fogg e Steve McDonald (una delle figure più importanti dietro alla creazione di Nike Considered, nonché una delle più controverse in ogni altro contesto), Nike ACG è stata per oltre vent’anni una delle linee più innovative e premiate di Nike.
Non sarà quindi la magica poesia raccontata dallo Swoosh nella sua pubblicità (o forse sì, ma penso sia evidente per quale opinione propenda), ma la nascita della linea Hiking rimane ancora oggi un punto fondamentale nell’evoluzione di Nike. Una scelta di cui ancora oggi possiamo vedere gli effetti.
Il Remake Terra fuori adesso su SNKRS sembra proprio una citazione dell'epoca!