⊛ Disclaimer: è un post strano, probabilmente sconclusionato. Però se ho fatto i conti giusti parlo del mio trentesimo compleanno nella trentesima pubblicazione su Never Not Talking. È poco, ma è tutto ciò che ho da offrire per farmi perdonare. ⊛
Non più di una decina di giorni fa ho compiuto trent’anni, in un bel giorno di lavoro finito con un po’ di amici, birre scroccate e un kebab decisamente abbondante. Il giusto coronamento per un traguardo così importante.
Tra gli utilizzi pensati per Never Not Talking non era inizialmente previsto il “diario”. Sono certamente logorroico e un pochino egoriferito, ma per fortuna raramente ho pensato che i fatti miei potessero sinceramente interessare a qualcuno, in particolare a chi non mi conosce direttamente.
Eppure, eccoci. NNT: come for the odd footwear, stay for the unsolved personal drama.
Pochi giorni dopo il mio compleanno un’amica mi ha proposto di parlare un po’ di quello che faccio, in particolare Scarpe. e Never Not Talking, in un’intervista da pubblicare prima o poi per un piccolo magazine italiano. Motivato dall’ego e dalla logorrea di cui sopra ho accettato di buon grado, trovandomi però nel mezzo di una crisi mistica che mi ha portato a rendere delle brevi domande sui miei progetti una pippa infinita esistenziale ed inutilmente introspettiva.
Mentre cercavo di rispondere alle domande senza andare troppo palesemente fuori tema mi sono trovato involontariamente a tirare un po’ le somme di quindici anni passati in mezzo alle scarpe, illudendomi che un Google Doc alle tre del mattino fosse il posto giusto per capire finalmente cosa fare da grande.
Mi sembra esagerato pretendere di poter fare un punto della situazione e ritenermi completamente soddisfatto. Ho già raccontato la genesi di NNT e del pod e allo stesso modo ci sono cose che vorrei fare che coverò per anni prima di capire che i tempi sono maturi. Con NNT e il pod mi sto comunque togliendo qualche soddisfazione, magari in una di queste noiose mattine da trentenne mi sveglierò con la certezza che ogni tanto bruciare le tappe potrebbe funzionare. Dubito, ma non si sa mai.
Di certo non mi aspetto grande maturità da un trentenne (io) che come auto-regalo di compleanno a fine agosto ha fatto tre giorni di couch surfing per andare a vedere il wrestling in Inghilterra rischiando anche di rimanere incastrato per giorni in aeroporto a causa di un guasto ai radar. In un weekend a tamburo battente mi sono goduto un tour delle federazioni indipendenti inglesi, ho assistito ad un match votato cinque stelle da Dave Meltzer e insieme ad altre 81'034 persone ho fatto parte del pubblico pagante più grande ad aver mai assistito ad un evento di pro wrestling. Parole ai più incomprensibili che si traducono con un mio sogno di bimbo avverato e delle priorità evidentemente mal riposte.
Tornando alla mia traballante vita professionale, forse a mettermi in crisi è stato il fatto che non sono granché capace di pormi degli obiettivi, apprezzare gli step intermedi o in generale essere soddisfatto di qualcosa. Ho certamente fatto tante cose belle, ci sono ancora un sacco di cose belle sulla mia lista (tipo entrare in archivio a Herzogenaurach senza piangere come una fontana) e altrettante che per fortuna non mi sono ancora immaginato, altrimenti sai che noia. Non ho potuto quindi fare a meno di provare a tirare un po’ le somme facendomi prendere un po’ dal panico, complice il fatto che non sono mai stato uno di quei matti che credono ai video motivazionali dei guru o, per citare Mickey Goldmill, si svegliano ogni mattina pronti a “mangiare saette e cacare fulmini”.
Lasciando perdere per un attimo futuro e prospettive, ci sono un po’ di cose in ballo nelle prossime settimane. In questi giorni dovrebbe uscire su Spotify e YouTube S02E03 di Scarpe. con Andrea Sibaldi, primo ospite della nuova stagione. Attualità a parte è stato bello poter fare due chiacchiere con qualcuno come Andrea, con cui ho condiviso (e sto condividendo) tanti bei progetti nel corso degli anni. In puntata ci saranno un po’ di annunci che recupererò più dettagliatamente una volta che tutto è stato pubblicato. Per ora vorrei solo dire che il 14 e il 15 sarò a Sneakerness e non vedo l’ora; l’anno scorso ho avuto l’onore di poter intervistare in fiera Denis Dekovic (tra l’altro dovrei recuperare il video e pubblicarlo, adesso provo a capire come fare) e anche quest’anno si prospettano un sacco di cose belle. Quello di Milano sarà il mio ventesimo Sneakerness in assoluto: ho partecipato da visitatore, inviato, espositore, organizzatore e host. L’ego direbbe che mi manca esserci da ospite, ma per quello resto fiducioso per il futuro.
Il pezzo polemicone di cui parlavo all’inizio di Nuovi Consigli Audiovisivi -2, invece, dovrebbe arrivare a inizio novembre per un certo magazine italiano bi-annual, non aggiungo altro che non ho una lira per pagarmi gli avvocati.
Non so ancora quando pubblicherò, ma se tutto va come deve è martedì, quindi oggi sarò a sentire W. David Marx che presenta la nuova edizione di Ametora, libro obbligatorio che chiunque abbia voglia di capire di abbigliamento e Cultura dovrebbe leggere due volte.
Non riesco a considerare un caso che ad aver scritto Ametora, quanto di più (solo) apparentemente distante dallo streetwear moderno, sia qualcuno che innamorato della scena Ura-Hara ha scelto come argomento per la tesi di dottorato la genesi di A Bathing Ape e oggi siede nel board di Otsumo, la holding con cui NIGO controlla le sue molte creature. Non saprei come tradurre “hidden in plain sight”, ma sono ormai convinto che gli aspetti davvero interessanti di molte di queste storie siano proprio nascosti in bella vista, nei punti in cui si sovrappongono e si collegano con tutto il resto.
Tutto questo per poi attraversare Milano per sedermi al mio posto e vedere Inter-Benfica, mettendo ancora una volta il mio umore nelle mani di undici ingrati in maglia nerazzurra.
Forse il trucco per sistemare questa crisi esistenziale è ripartire con calma, una cosa bella alla volta